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lunedì 25 ottobre 2021

LASAGNE VERDI ALLA BOLOGNESE


Potrei dire che questo per gli Emiliani è un piatto delle feste o comunque della Domenica, ma se faccio un giro da Nord a Sud...sono un piatto molto Italiano e tanto amato anche all'estero!!!
Mia nonna, quella di Bologna, la domenica mattina si alzava presto, anzi prima, come gli altri giorni della settimana, ma la domenica, beh la domenica sfilava il suo tagliere da sfoglia dal tavolo, il lungo mattarello e iniziava la giornata rovesciando la bianca farina e aprendo le gialle uova ed iniziava la magia... partiva con una forchetta e poi continuava ad impastare con le sue mani e si muoveva come se stesse facendo una danza, era un rituale... ogni domenica, potevano essere tagliatelle, o tortellini, o tortelloni...o lasagne, ma ogni domenica lei faceva la sfoglia per la pasta fresca!!!
La sua sfoglia ...magnifica, setosa, buona, profumata e qualsiasi fosse il formato di pasta, beh sul fuoco c'era sempre il suo ragù bolognese che borbottava.
In quasi dieci di anni di blog non ho mai pubblicato le lasagne verdi alla Bolognese e ho voluto rimediare!!!
Oggi è anche il World Pasta DAY e non potrei festeggiare meglio, no?!



Vi servirà dell'ottimo ragù alla bolognese 
1 litro di besciamella 
Parmigiano Reggiano grattugiato 


LASAGNE VERDI 

300 g di farina 00
3 uova
40 g spinaci freschi, sbollentati, strizzatissimi  dentro un canovaccio 

Per fare la sfoglia bolognese a mano leggete QUI. Questa volta vi dico come ho impastato e lavorato con il KitchenAid.
Intanto rendete gli spinaci tipo una purea aiutandovi con un frullatore ad immersione( ovviamente io sempre KitchenAid).
Nella ciotola della planetaria, utilizzando il gancio ad uncino inserite la farina e gli spinaci e con la macchina in movimento a velocità 1 inserite le uova e fate lavorare qualche minuto, il tempo che la farina assorba le uova, e quindi aumentate la velocità a 4. Dopo un paio di minuti, fermate la macchina e con l'aiuto di una spatola pulite le pareti della ciotola e compattate l'impasto e rimettete in moto a velocità 4 per altri 2-3 minuti.
Su un piano di lavoro rovesciate l'impasto e lavoratelo velocemente e formate una palla, che coprirete a campana per una mezz'ora, o chiudetela dentro un involucro cerato Beeopak (ho deciso di abolire la pellicola trasparente dalla mia cucina e questo è un metodo che mi piace tantissimo).
Se avete la "sfogliatrice" del KitchenAid p
assato il tempo del riposo, tagliate un pezzo di impasto ed iniziate a passarlo a spessore 1, ripiegate il pezzo che è appena uscito dalla sfogliatrice e ripassatelo a spessore 1.  Vedrete che comincerà ad assottigliarsi e continuate così fino allo spessore 7, sempre parlando di KitchenAid.
Per le lasagne dovete fare una sfoglia non troppo sottile, io sono stata sul millimetro di spessore e come risultato finale all’assaggio l’equilibrio tra il condimento e la pasta era direi perfetto.
Poggiate la lasagna su una tovaglia grande e  continuate così fino ad esaurimento della sfoglia. 
Una volta pronte le lasagne portate, in una pentola capiente, abbondante acqua salata a bollore.
Sbollentate velocemente ogni striscia di impasto, proprio 9-10 secondo w poi tiratele fuori dall'acqua con l'aiuto di una Romina e poggiatela su un bel canovaccio e continuate.
Sul fondo della teglia spargete un bel cucchiaiodi besciamella e fate un primo strato di lasagne, ragù, besciamella e Parmigiano Reggiano abbondante e poi ancora una strato di lasagne e così via. Dicono che la lasagna Bolohmese deve avere 7 strati di pasta, voi fate come volete. Ultimate con un bello strato di Besciamella e Parmigiano Reggiano.
Potete coprire con pellicola o Beeopak e riporre in frigo anche il.giorno prima oppure cuocerle subito.
Accendete il forno a 180⁰C ed infornate quando è caldo .
Quando la superficie delle vostre lasagne inizierà ad abbrustolire potete spegnere e portare a tavola. Fate intiepidire 5 minuti saranno ancora più buone.



ENJOYYY!!!

mercoledì 20 ottobre 2021

FUSILLI fatti in casa (KitchenAid) con ZUCCA E SALSA AL GORGONZOLA con NOCI



Da quando ho comprato il"set pasta" di KitchenAid per la mia planetaria mi sono data alla produzione di pasta e non ne compro più.

Man mano che sperimentavo e mi confrontavo con gli amici del nostro gruppo Facebook KITCHENAID le percentuali tra farina di semola di grano duro ( non quella rimacinata)  e acqua sono lievemente cambiate rispetto alle prime prove con gli spaghetti, ma il risultato se posso dirlo è ancora meglio. Se li si fa seccare, all'aria, la cottura può essere allungata di qualche minuto, e vi assicuro che la cottura e la consistenza sono perfette.

Ero piccola e mi trovavo a Milano quando mangiai (e mi innamorai perdutamente) per la prima volta la  pasta ai Quattro formaggi, dove il Gorgonzola ben si equilibrava al resto degli ingredienti, e dove il formato della pasta erano i fusilli, che non conoscevo ( avevo 5-6 anni e parliamo della metà degli anni '70)...che dire?! Nulla, se non che per me il Gorgonzola vuole il Fusillo o il Fusillo chiama il Gorgonzola.

Quindi quando ho preso queste trafile con torchio per il mio KitchenAid, non avevo dubbi che quando mi sarei messa all'opera con i Fusilli ci sarebbe stato anche il Gorgonzola tra i protagonisti... e vista la stagione ci ho aggiunto la zucca 🎃!!! 

Le noci son servite per avere qualcosa di croccante tra i denti... e se devo trovare una critica al piatto è che ne ho fatta poca!!!




FUSILLI ZUCCA con salsa al GORGONZOLA e NOCI 


Per i Fusilli


250 g di farina di semola di grano duro 

97 g di acqua 


Nella ciotola del KitchenAid con il gancio piatto mescolate la farina di semola a velocità 2 ed intanto versare a filo l'acqua. Lasciate lavorare la macchina 7-8 minuti e non vi allarmate se non otterrete un inpasto compatto, ma invece risulterà grumo, è così che deve essere.

Coprite la ciotola bene e lasciate riposare per 3 ore, ma anche 4 vanno benissimo.

Passato il tempo richiesto perché il glutine faccia il suo dovere, montate il torchio al KitchenAid dopo aver inserito la trafila "fusilli", accendete la macchina a 4 di velocità e iniziate a versare il briciolame di impasto nel torchio. Non pressatelo, se mai con il manico di un cucchiaio di legno aiutate a smuovere l'impasto.

Mano mano che escono i fusilli tagliateli alla misura richiesta e posizionateli su un vassoio di cartone alimentare o se li avete su vassoi traforati. 




Fateli seccare all'aria.

Se desiderate mangiarli in giornata quando li verserete in acqua bollente salata ricordate che saranno velocissimi a cuocere e qui di assaggiate già dopo due minuti. Se invece li fateswccarebene e poi li conservate in un sacchetto per alimenti, la cottura richiederà qualche minuto in più, ma siccome è soggettiva la cosa assaggiate sempre.




Per la salsa alla zucca

300 g di polpa di zucca al netto

½ cipolla

2 cucchiai di olio extra vergine di oliva 

Sale 

Pepe nero macinato al momento 


In una casseruola fate appassire la cipolla tagliata finemente, con una bella macinata di pepe. Aggiungete la zucca tagliata a cubetti con il sale e coprite con un coperchio e fate cuocere fino a che la zucca non sarà morbidissima. Assaggiate di sale ed eventualmente aggiungetene un po'.


Per la salsa al Gorgonzola 


200 g di Gorgonzola dolce

100 ml di latte

1 noce di burro 

2 cucchiaini di maizena 

1 pizzico di sale


In una casseruola fate sciogliere il burro e poi aggiungete la maizena e mescolate velocemente, versate il latte e mescolate con il sale, fino ad ottenere una specie di besciamella. Spegnete il fuoco ed aggiungete il Gorgonzola a tocchi mescolando.

Nel frattempo cuocete i fusilli, scolati bene al dente e versate la pasta cotta nella salsa di zucca, mescolate bene ed impiattate e versate sopra la salsa di Gorgonzola e noci spezzettate.

ENJOYYY!!!

lunedì 13 settembre 2021

LASAGNE con ZUCCA e SALSICCIA





Mentre scrivo sono in giardino sotto ad un magnifico cielo azzurro e di fronte ad un mare dai riflessi dorati del sole che lo scorso weekend era nascosto da coltri di nuvole che producevano una guerra tra lampi e saette e che hanno scaricato tanta di quella pioggia, che le temperature si sono finalmente abbassate tanto da farmi venire voglia di preparare qualcosa che richiamasse quell'Autunno che qui in Sicilia è ancora lontano. E così mi sono dedicata alla produzione della sfoglia bolognese per fare le lasagne, ho comprato un bel pezzo di zucca fresca  e ieri abbiamo goduto di una buonissima Lasagna con zucca e salsiccia.

Come fare la sfoglia bolognese a mano ve lo spiego QUI, che è anche come la faceva mia nonna. 

Oggi ve la faccio velocissima usando il KitchenAid o una planetaria.




LASAGNE CON ZUCCA E SALSICCIA 


per la sfoglia: 

3 uova fresche 

300 g circa di farina 0 o 00

 Se volete farla a mano e tirare al mattarello leggete QUI.

Con il kitchenAid, mettetele la farina nella ciotola della planetaria e con il gancio a foglia iniziate a mescolare a velocità 1-2 ed inserite un uovo alla volta. Fate lavorare la.macchina un paio di minuti e poi spegnete, con una spatola tirate giù tutto l'impasto dalle pareti della ciotola e cbiate con il gancio ad uncino. Ripartite a velocità 2 e lasciate lavorare 4-5 minuti.

Infarinate il piano di lavoro e rovesciate l'impasto. Infarinate le mani e ripiegate bene la pasta sfoglia per formare una palla liscia ed omogenea. Coprite a campana e fate riposare minimo 30 minuti.



Montate la sfogliatrice nel kitchenAid e un pezzo alla volta sfogliate l'impasto da spessore 1 a spessore 7. Poggiate le striscie di pasta su una togliaglia pulita ed infarinata e continuate fino as esaurimento dell'impasto.

 Per il condimento 


1 kg di polpa di zucca tagliato a cubetti

1 noce di burro

1 cucchiaio di olio extra vergine di oliva

1/2 cipolla tagliata finemente

1 spicchio di aglio 

Sale

Pepe nero 

200 g di salsiccia 

1 litro totale di besciamella 

300 g di formaggio a pasta morbida tagliato a fette sottili

Parmigiano Reggiano grattugiato abbondante


In una casseruola soffriggete la cipolla e l'aglio nel burro e olio. Dopo 5 minuti aggiungete la zucca, il sale, una bella macinata di pepe  e coprite con un coperchio e lasciate cuocere per una mezz'ora abbondante. Ogni tanto mescolate ed assaggiate di sale.


Prendere un 200 g di salsiccia, levate il budello e sganatela. In una padellino con in filo di olio scottate la carne, spegnete e mettete da parte.


Preparate la besciamella.


A questo punto quando avrete le salse pronte, sbollentate le lasagne velocemente in acqua salata e man mano poggiatele su un telo di cotone ( non sbollentatele tutte, ma man mano che fate gli strati di lasagne perché a me sono avanzati un paio di striscue e vi ho  tagliato tagliatelle) e preparate la teglia.

La teglia per questi quantitativi che ho usato io è di circa 30 cm x 20 cm.


Mescolate metà della besciamella con la salsa di zucca ed aggiungete del Parmigiano Reggiano.

Spargete sul fondo della teglia due cucchiai di besciamella e fate un primo strato di lasgna, versate il mix di zucca e metà della salsiccia coprite con un secondo strato di sfoglia e uno di zucca e uno di formaggio a fette. Un altro strato di pasta e uno di zucca con altro Parmigiano Reggiano e continuate con strato di pasta, zucca e il resti  della salsiccia e besciamella, uno di lasagne zucca e formaggio e finite con uno di lasagne, zucca il resto della besciamella una bella spolverata di Parmigiano e per decorare se vi piace della farina di pistacchio di Bronte. 

Infornate in forno caldo a 180⁰ per 40 minuti. 

Oppure lasciate raffreddare, coprite con pellicola e tenete in frigo fino al giorno seguente. Tirate fuori dal.frigo un paio d'ore prima di servire e poi infornate in forno già caldo a 180⁰ per 40 minuti circa.


ENJOYYY!!!


mercoledì 22 aprile 2020

TORTELLONI con SALSA "BURRO E ORO"



In realtà questi sono venuti fuori perchè avevo preparato dei tortelloni per pranzo.
Il tortellone così con ricotta e prezzemolo va benissimo condito ance solo con burro aromatizzato con qualche foglia di salvia fresca, ma a me è un tipo di pasta ripiena che alla "burro e oro" piacciono al Top della classifica personale.
"Burro e oro" è una semplicissima salsa cotta con burro e sale et voilà...una volta cotti i tortelloni il pranzo è pronto!

La ricetta prevede quanto burro quanto pomodoro, ma sono sincera non sono stata così generosa nella ricetta fatta per questi tortelloni, perciò vi do la ricetta come va realmente fatta e in rosso le mie "modifiche" ben consapevole che la vera ricetta per avere il colore dell'oro vuole tantissimo burro.



TORTELLONI "BURRO E ORO"

(per 30-35 tortelloni)

per l'impasto 

2 uova
200  g di farina 00

Per la sfoglia bolognese a mano seguite questi consigli, ma decidete voi se impastare con una planetaria e tirare poi la pasta a mano o con la macchinetta.

per il ripieno

300 g di ricotta fresca
100 g di Parmigiano Reggiano grattugiato
25 g di prezzemolo tritato finemente
1 uovo piccolo
sale

per la salsa

250 g di pomodori pelati o anche di passata di pomodoro
250 g di burro (io molto ma molto meno)
sale grosso
noce moscata

Mescolate in una terrina tutti gli ingredienti, assaggiate di sale ed inserite in una sacca da pasticcere. e tenete da parte il tempo di tirare la sfoglia e tagliarla.

Una volta tirata la sfoglia, tagliatela a quadrati di circa 5 cm ognuno. Riempite il centro di ogni quadrato con il ripieno di ricotta e chiuderli prima a triangolo pressando bene sui bordi e poi unendo le due punte del lato più lungo. Poggiare ogni tortellone su un vassoio infarinato.

Preparate la salsa, mettendo il burro e i pomodori o la salsa ed il sale e fate cuocere alcuni minuti, con un frullatore ad immersione, mixate bene tutto e date una spolveratina di noce moscata.
Quando l'acqua della pasta bolle, salatela e cuocete i tortelloni, ci metteranno pochissimo eh, quindi occhio, appena vengono a galla scolateli e conditeli, e serviteli subito con una bella grattugiata di Parmigiano Reggiano.

Enjoyyy!!!

venerdì 10 aprile 2020

TAGLIATELLE con BOTTARGA di TONNO e LIMONE


Oggi pasta fatta in casa, cotta e gustata con dell'ottima Bottarga di Tonno che prendo a Marzamemi ogni volta ce ci vado a fare una passeggiata. La conservo molto bene chiusa in frigo e ogni volta che la grattugiamo su qualcosa di buono non ci delude mai.
Le tagliatelle sono quelle classiche Bolognesi semplicemente fatte con uova e farina come nella tradizionale pasta sfoglia , così come mi ha insegnato mia nonna e di solito le preparo almeno un giorno prima, ma farle e cuocerle fresche devo ammetterlo è una cosa deliziosa.

Questa ricetta avendo appunto la Bottarga in frigo è quella ce i può fare nel giro di mezz'ora, almeno per me è stato così, fatto la sfoglia, tirato l'impasto, tagliato le tagliatelle, buttate nell'acqua bollente salata et voilà... pronto in tavola!!!


TAGLIATELLE FRESCHE con BOTTARGA di TONNO e LIMONE
(per 2 persone)

Tagliatelle fresche Bolognesi 
Bottarga di Tonno da grattugiare
1 limone
2 cucchiai di olio extra vergine di oliva
sale e pepe macinato fresco

Una volta che avete le tagliatelle pronte, mettete sul fuoco la pentola con l'acqua per cuocerle e nel frattempo in un padellino, scaldate l'olio,, con metà della scorza del limone grattugiata e fate  profumare l'olio. Spegnete in fuoco e grattugiate un pizzico di Bottarga che sfrigolerà, aggiungete qualche goccia di succo di limone, mescolate e cuocete le tagliatelle, che come sapete essendo fresche ci metteranno davvero 1 o 2 minuti.
Scolate la pasta e conditela subito con l'olio profumato , mescolate e servite con tanta tantissima Bottarga grattugiata sopra, una macinata di pepe e il resto della scorza di limone grattugiata e godetevi il vostro bel piattone  di tagliatelle... e gli auguri di Pasqua desidero farveli a Pasqua.

Enjoyyy!!!

 


lunedì 30 marzo 2020

TORTELLONI RICOTTA E PREZZEMOLO FRITTI in video chat


In pratica funziona così in queste settimane di quarantena totale,  che tutto il mondo conosce come lockdown, che il giovedì pomeriggio alle 17.00 io ho il "video-tea" con le amiche, quattro giorni a settimana mio marito si chiude nella stanzetta destinata agli ospiti e fa lezioni di Pilates e Yoga con i suoi maestri via web, e meno male non si è deciso a fare Crossfit perchè mi avrebbe smontato casa, e Padel in giardino col cane; un paio di sere alla settimana mio marito ha le video chiamate con i suoi amici della palestra e anche se in disparte (non sono mai e dico mai presentabile quando avvengono questi appuntamenti) mi ammazzo dalle risate per le cose che dicono e si raccontano,  e il venerdì capita sempre che mio marito si colleghi via video con alcuni colleghi e amici per discutere le nuove leggi e varie di lavoro; ma il sabato c'è l'apoteosi perchè c'è l 'appuntamento fisso alle 19.00 con un gruppo di amici troppo simpatici ed ormai irrinunciabili, per l'aperitivo e ci ritroviamo gli schermi dei telefonini invasi da bicchieri, tumbler e calici, ma anche da ciotoline di pistacchi, noccioline, patatine, fette di salame, crostini e tante altre bontà incluso alla fine il cartoccio del salumiere con fette di mortadella. Ci divertiamo un sacco tra battute, aneddoti e ricordi. Insomma diciamo la verità se questo isolamento imposto fosse accaduto trenta anni fa sarebbe stata molto ma molto più dura. Niente Internet, niente telefonini, le tariffe Sip che non avrebbero permesso ore e ore al telefono, niente Sky o Netflix... per cui dico non lamentiamoci.
Detto questo, al "video-aperitivo" del sabato io avendo preparato qualcosa per il weekend ho sempre qualche sfizietto, una volta dei tocchetti a mo' di finger food di lasagne verdi alla bolognese, o un paio di alici alla Beccafico, due sabati fa avevo preparato dei bei tortelloni di ricotta e prezzemolo per il pranzo del giorno successivo, esattamente come li faceva mia nonna ed essendo freschissimi, o avuto l'idea di friggerne qualcuno e beh cari miei non potete capire. In realtà l'idea l'avevo gustata appunto una trentina di anni fa sull'Appennino vicino Bologna con dei tortelloni col ripieno dei tortellini e non so come mi è tornata in mente. Beh provateci se fate della pasta fresca ripiena perchè danno agli apertiivi o antipasti quella nota in più davvero notevole. 
E che la settimana abbia inizio. 



TORTELLONI DI RICOTTA E PREZZEMOLO FRITTI
(per 30-35 tortelloni)

per l'impasto 

2 uova
200  g di farina 00

Per la sfoglia bolognese a mano seguite questi consigli, ma decidete voi se impastare con una planetaria e tirare poi la pasta a mano o con la macchinetta.

per il ripieno

300 g di ricotta fresca
100 g di Parmigiano Reggiano grattugiato
25 g di prezzemolo tritato finemente
1 uovo piccolo
sale


Mescolate in una terrina tutti gli ingredienti, assaggiate di sale ed inserite in una sacca da pasticcere. e tenete da parte il tempo di tirare la sfoglia e tagliarla.

Una volta tirata la sfoglia, tagliatela a quadrati di circa 5 cm ognuno. Riempite il centro di ogni quadrato con il ripieno di ricotta e chiuderli prima a triangolo pressando bene sui birdi e poi unendo le due punte del lato più lungo. Poggiare ogni tortellone su un vassoio infarinato.
In una pentolina dai bordi alti portate a temperatura olio di semi, se di arachidi è perfetto, ma vanno bene anche mais o girasole, e versarvi due tre tortelloni alla volta. Quando prendono un bel colore dorato, scolarli e metterli su un piatto con carta da cucina assorbente. Continuate fino ad esaurimento e servite subito...con un aperitivo o un buon bicchiere di vino, vi riconcilierete col mondo.

NOTE:
- questa preparazione va fatta con la pasta fresca appensa fatta, se è secca non otterrete lo stesso ottimo risultato.
- ovviamente potete friggere anche dei semplici ravioli, se non vi va di fare la forma del tortellone.

ENJOYYY!!!

martedì 24 marzo 2020

MINESTRA di CAROTE E ZUCCHINE con MALTAGLIATI VERDI


Noi e la quarantena da Covid19, meglio noto come Coronavirus!
Noi e le ore da trascorrere chiusi a casa!
Noi e...non ci possiamo lamentare: abbiamo un bel tetto sulla testa e la possibilità di passarci il tempo tra libri, internet, passatempi, cose da fare a cui abbiamo sempre voluto dedicare del tempo e ci lamentavamo del fatto che non ci bastava mai; ma nonostante questo non siamo contenti. In effetti non c'è da esser contenti se in giro è in corso una pandemìa e al momento l'unica soluzione è restare a casa.
Di positivo per me c'è che qua son due giorni che piove e va bene così perchè magari questo tempaccio non ispira la gente ad uscire di casa e così forse riusciremo a metterci questo periodo alle spalle il prima possibile.
A me questo tempo grigio e umido ha ispirato una minestra molto leggera e calda per iniziare la settimana con un po' di "regime", dopo le lasagne al forno della domenica, visto che i ristoranti sono chiusi  e i profiterole, dal momento che le pasticcerie sono chiuse!!!



MINESTRA di CAROTE E ZUCCHINE con MALTAGLIATI VERDI
(per 3 porzioni)

6 carote
2 zucchine medie
1 cipolla piccola
1 cucchiaio di olio extra vergine di oliva
sale
pepe

100 g di maltagliati verdi (avanzo dell'impasto di pasta sfoglia bolognese delle lasagne)

In un tegame versate l'olio extra vergine di oliva, due dita di acqua, e la cipolla finemente affettata e macinate del pepe e accendete il fornello. Nel frattempo lavate e pelate le patate e lavate e mondate le zucchine. Versate gli ortaggi tagliati a rondelle nel tegame e coprite a filo con altra acqua, aggiungete del sale coprite con un coperchio e fate cuocere per una mezz'oretta. Assaggiate di sale e versate i maltagliati. Fate cuocere velocemente e servite con dell'ottimo Parmigiano Reggiano.

ENJOYYY!!!

giovedì 3 ottobre 2019

ORECCHIETTE ALLA NORMA RIVISITATA


Qua da noi a Catania la Pasta alla Norma è un MUST, tanto che esiste anche a pizza alla Norma! Di conseguenza, so a qualcuno verrà da storcere il naso, ma le melanzane le si trova tutto l'anno, ma va considerato anche che qua da noi il clima è mite e il periodo delle coltivazioni in serra è praticamente inesistente.
Quindi non ho nessuna remora a proporvi una Norma "rivisitata" in Ottobre, anche se da noi appunto siamo ancora in Estate, con temperature più gradevoli, rispetto a quelle afose di un mese fa, ma un bagno al mare lo si può ancora tranquillamente fare.
Una ricetta dal gusto armonioso che  noi è piaciuta tantissimo e che ben si adatta a tanti tipi di pasta fatta in casa, tipo i Busiati  se si preferisce la pasta lunga.




ORECCHIETTE alla NORMA "RIVISITATA"
per 4 persone

320 grammi di orecchiette  (io me le faccio in casa)
1 melanzana
300 g di pomodorini datterini
olio extra vergine di oliva
sale
pepe

Ricotta salata

olio di mais o arachidi per friggere la melanzana

Per fare i pomodorini confit:

timo fresco
sale
olio extra vergine d'oliva
zucchero
pepe nero


Tagliate la melanzana a tocchetti piccoli, eliminando il picciolo e metteteli in un contenitore con acqua e sale grosso e lasciateli lì per un'oretta, nel frattempo lavate e mondate i pomodorini e procedete a farli confit (clickate sul link e vedete il semplice procedimento).
Strizzate i tocchetti di melanzane e poggiateli su un panno, in una paella mettete abbondante olio di mais o di arachidi e quando l'olio è a temperatura versate i tocchetti e lasciate dorare molto bene. Fate scolare e mettete da parte.

In una pentola molto capiente portate l'acqua a bollore, salate e versate le orecchiette e fatele cuocere, al dente. Scolate la pasta, mettetela in una zuppiera e conditela con i pomodorini confit, un giro d'olio e coprite con la melanzana e una bella grattugiata di ricotta salate e servite subito.


NOTE: sia le melanzane fritte che i pomodorini confit potete prepararli anche mezza giornata prima, così dovrete solo cuocere la pasta.

Enjoyyy!!!

venerdì 6 settembre 2019

GNOCCHI di PATATE con COZZE e PESTO di BASILICO e MANDORLE



Questo piatto mi è venuto fuori dopo essere stata ad una festa di compleanno e aver apprezzato il connubio cozze e pesto, però c'era una cosa in quel piatto che mi"stonava", per il mio gusto eh, non perchè non fosse buono, la panna. Così mi sono ispirata liberamente a questo primo servito ad un buffet per avere amici a cena e il successo è stato veramente grande.
Ho fatto la ricetta degli gnocchi che mi ha insegnato mia nonna, ma ho voluto tagliare la farina con della semola, che adoro associata al pesce, perchè dà "nervo" alla pasta stessa.
Io vi do le quantità più o meno esatte che ho utilizzato per avere una bella tavolata di amici, ma voi fate le vostre proporzioni.
Ne è avanzata davvero pochissima e fredda, tipo insalata in giorno dopo al ritorno dal mare devo dire che ci ha pienamente resi felici e soddisfatti.

Un paio di consigli: gli gnocchi potete prepararli in anticipo e congelarli, così come il pesto, mentre le cozze compratele freschissime e NON buttate l'acqua che le cozze vi regaleranno in cottura... perchè regaleranno al vostro piatto quello sprint in più e aiuterà la pasta a creare quella cremina che amalgamerà tutti gli ingredienti.

Avendo la possibilità di fare scorte di basilico posso garantirvi che è un primo valido tutto l'anno. Se lo provate fatemi sapere se vi è piaciuto.

GNOCCHI di PATATE con  COZZE e PESTO di BASILICO e MANDORLE




GNOCCHI DI PATATE

1,8 kg di patate lessate e sbucciate (ancora tiepide)
650 g di farina 00
350 g di farina di semola di grano duro
+ farina di semola di grano duro per spolverare il piano di lavoro mentre formate gli gnocchetti

Formate una fontana con 2/3 delle farina e al centro passate le patate ancora tiepide con un schiaccia patate ed iniziate ad impastare, aggiungete a spolvero il resto della farina, solo se l'impasto lo richiede, dovrete ottenere un impasto morbido, liscio, ma ne secco e nemmeno appiccicoso.
Formate una palla e coprite a campana con un contenitore tipo ciotola o insalatiera. Spolverate l piano di lavoro con la farina di semola, prelevate un pezzetto di impasto e formate un filoncino stretto, che taglierete a tocchetti, potete anche pressarli su un riga gnocchi a voi la scelta.
Posizionate gli gnochetti su un vassoio di cartone o polistirolo per alimenti spolverato di semola e man mano che i vassoi si riempiono mettete in freezer, e dopo una ventina di minuti potrete spostarli in un sacchetto per alimenti e conservarli in freezer.
Proseguite così fino ad esaurimento impasto.

PESTO MANDORLE E BASILICO

100 g di foglie di basilico fresco, lavate e asciugate
50 g di mandorle spelate
sale grosso
olio extra vergine di oliva
pepe  macinato al mulinello fresco

In un boccale per frullatore ad immersione inserite tutti gli ingredienti e passarli finemente, se è il caso aiutatevi aggiungendo olio extra vergine di oliva.
Assaggiate di sale e mettete subito in un vasetto di vetro, coprite con olio, chiudete e mettete in frigo fino ad utilizzo (se lo volete preparare con un certo anticipo potete anche congelarlo!).

COZZE

3 kg di cozze fresche
prezzemolo
pepe
1 spicchio di aglio
olio extra vergine di oliva

Con una paglietta di ferro ripassate tutti i gusci delle cozze (anche se il pescivendolo vi ha assicurato che le ha pulite lui) e controllate che il bisso sia stato eliminato. 
In un tegame abbastanza capiente, fate rosolare lo spicchio di aglio con pepe, e olio extra vergine di oliva e versateci le cozze, coprite con un coperchio e fate aprire le cozze, ci vorranno davvero pochissimi minuti.
Togliete il guscio a tutte le cozze, tranne ad una decina che userete per decorare il piatte da portata.
Passate l'acqua delle cozze al setaccio con una garza di stoffa e tenete da parte.


GNOCCHI di PATATE con  COZZE e PESTO di BASILICO e MANDORLE


In una pentola abbastanza capiente  portate l'acqua per cuocere gli gnocchi ad ebollizione, nel frattempo in una pentolina scaldate l'acqua delle cozze che avevate messo da parte.
Quando l'acqua per la pasta bolle versate il sale grosso e a seguire gli gnocchi (che nel caso fossero congelati, state attenti a versarne un po' alla volta perchè lo sbalzo di temperature potrebbe fare fuoriuscire l'acqua bollente).
Preparate una bella bella con un po' di acqua delle cozze, ed un filo di olio extra vergine di oliva e man mano che gli gnocchi salgono a galla, scolateli e versateli nella padella, e rigirate aggiungendo un cucchiaio di pesto, e man mano che aggiungete gnocchi aggiungete qualche mestolo di acqua delle cozze e del pesto.
Una volta che gli gnocchi saranno tutti pronti e conditi con il pesto, versate un po' sul fondo di un bel piatto da portata, e versate una parte delle cozze, così fino a riempire il piatto. Decorate con le cozze tenute da parte col guscio date un'altra bella macinata di pepe nero e ...

ENJOY!!!

venerdì 26 aprile 2019

PESTO DI ZUCCHINE E STRINGOZZI


Fatti gli Stringozzi con solo albumi e farina, dovevo trovare qualcosa con cui servirli che mi ispirasse la bella Primavera e girando qua e là mi sono imbattuta in questa ricetta, e ci ho trovato il pesto di zucchine di cui sotto, che beh, io ve lo dico lo rifarò spesso perchè ha riscosso un successo notevole, nel piatto da portata non ne è rimasto nemmeno un frammento di Stringozzi e devo dire che la cosa mi ha fatta felice. Beh si dai, quando si hanno ospiti a pranzo quello che si desidera di più è che siano soddisfatti, satolli e contenti, si passano ore in cucina a studiare un menu, a preparare piatti e ricette, e sapere che chi siede al tuo desco torna a casa sua entusiasta, fa piacere dai, siamo sinceri. Per cosa si cucina con tanta passione? Per far felici gli altri e per mangiare bene ahahhahahahah.


PESTO DI ZUCCHINE (di La Mercante di spezie )


500 gr di zucchine verdi
1 mazzetto di foglie di Basilico fresco
2 cucchiai di prezzemolo tritato
1 spicchio di aglio piccolo
1 cucchiaio di mandorle pelate non pelate
1 mandorla amara (se l’avete perché regala un profumo di mandorle notevole)
4 cucchiai di Parmigiano Reggiano
4 cucchiai di pecorino Romano
zafferano in pistilli
Olio extra vergine di oliva (tanto quanto ne serve per rendere il pesto bello cremoso)
sale


Bollite le zucchine, scolatele e fatele raffreddare, io preferisco utilizzare il microonde poiché mi serve pochissima acqua, cosa che quando si dovranno scolare le zucchie aiuta tanto (mettete le zucchine a rondelle in una ciotola di vetro con un dito di acqua e fate andare al massimo per 8-10 minuti. Tenete un cucchiaio di acqua di cottura in cui una volta tiepido metterete i pistilli di Zafferano e mescolate. In una padella antiaderente, schiacciate le zucchine con una forchetta (in questa operazione non passatele con il mixer, poiché conservereste ancora acqua, mentre sul fuoco questa evaporerà) e con fuoco dolce fate asciugare tutta l'acqua che emetteranno, una volta pronte e ancora calde versate in una terrina, aggiungete l'olio extra vergine d’oliva e l'acqua con lo zafferano, sino ad ottenere una crema, a questo punto potete aiutarvi con il frullatore ad immersione e lasciate raffreddare. Se volete anticiparvi sui tempi potete fare questa prima parte del pesto anche un giorno prima e conservare in frigo coperto.



Quando deciderete di cuocere gli Stringozzi, mettete abbondante acqua in una pentola, nel frattempo prendete il basilico, il prezzemolo, le mandorle, e versate in un robot da cucina (io uso il Bimby per quello trito le mandorle insieme, ma eventualmente potete pestarle prima fino a renderle polvere) con altro olio e tritate, aggiungete i formaggi e fate amalgamare bene, assaggiate ed eventualmente aggiungete sale e altro olio.
Mescolate insieme i due pesti.

Quando l’acqua bolle, salatela e versate la pasta, gli Stringozzi richiedono almeno 10-12 minuti di cottura, scolatela e condite subito con il buonissimo pesto di zucchine.



Enjoy!!!

mercoledì 24 aprile 2019

STRINGOZZI UMBRI con SOLO ALBUMI



Dopo queste colombe al cioccolato, mi sono rimasti ben 9 (NOVE) albumi da smaltire e non volendo fare altri dolci mi sono affidata nuovamente ad Anice & Cannella, ce con tutti i magici lievitati che fa anche lei deve essersi posta lo stesso problema con gli albumi, tanto da trasformare gli Stringozzi Umbri (tipica pasta lontana parente dei pici) fatti di acqua e farina, con solo albumi e farina mescolata alla semola e devo dirvi che è stata una magnifica sorpresa, primo perchè essendo stanca dalle fatiche culinarie appunto ho messo a lavorare il mio KitchenAid sia per impastare che per stendere la pasta, che per il tempo impiegato! Vi assicuro che tolta la mezz'ora canonica di riposo dell'impasto, in 20 minuti dal momento in cui ho pesato gli ingredienti a quando li ho tagliati  e messi sul vassoio di cartone infarinato, erano pronti.
Bell'impasto per chi ama la pasta bella tenace al dente, che si presta anche a tanti bei condimenti... e a breve vi dirò come li ho conditi. 




STRINGOZZI UMBRI con ALBUMI  (di Paoletta Sersante )


 300 g di albumi (circa 9 medi)
 480 g farina 00
 120 g farina di semola di grano duro

Lavorate bene la pasta almeno 10 minuti così come per la pasta all'uovo, io ho usato la planetaria (KitchenAid) con gancio a uncino. Quando otterrete un impasto listo ed omogeneo, formate una palla e coprite a campana con una ciotola e fatela per mezz'ora circa. Infarinate il piano di lavoro e se usate una macchinetta Imperia per stendere la pasta, portate ogni pezzo di impasto allo spessore di 2,5 mm circa, tacca 4, stessa tacca se utilizzate lo stendi pasta della planetaria (ovviamente potete utilizzare il mattarello poichè lo spessore della pasta non è così sottile).


Arrotolate le strisce di pasta e con una "coltella" (tipico coltello che si usa per tagliare la pasta coe tagliatelle e tagliolini) tagliate a strisce sottili, se utilizzate l'accessorio per i "capelli d'Angelo" o "spaghettini alla chitarra dell'Imperia) va comunque bene, otterrete una pasta perfetta, io ho preferito tagliare a mano perchè mi piace questa pasta irregolare che sa di "casa" ancora di più.




Se avete dei vassoi di cartone infarinateli con farina di semola e man mano che tagliate i vostri Stringozzi poggiateli ad asciugare lì sopra, possono restare ad asciugare così (smuoveteli solo ogni tanto per aiutare l'areazione)  coprite con della carta da cucina per non far prendere polvere, e dopo un paio di giorni conservateli in sacchetti per alimenti, a meno che non li prepariate e li cuociate subito in abbondante acqua salata.

Enjoyyy!!!

mercoledì 3 ottobre 2018

CANNELLONI, HOMEMADE con spinaci e ricotta



Trovare notizie sulle origini dei cannelloni non è stato per niente facile, anzi direi che a parte le solite poche righe in cui si dice che risulta essere ricetta “antichissima”, ma antica quanto non si sa, è praticamente difficile sapere in realtà quando e come siano stati inventati.
Sono da generazioni uno dei piatti delle feste un po’ in tutta Italia, al nord nascono con la stessa sfoglia all’uovo delle lasagne, al sud viene usata la farina di semola di grano duro. Si fanno ripieni di “magro” con ricotta e spinaci, o belli ricchi con macinato di carne! Si ricoprono di sughi, ragù, salse e besciamelle, e non deludono mai nessuno.
Tornando alle origini di questa pasta ci sono dei cenni “relativamente” antichi nella prima metà dell’800 tramite un cuoco aretino, tale Giobatta Magi, che cita un “timballo di cannelloni”, ma già Vincenzo Corrado, nel suo ”Cuoco Galante” presenta qualcosa che si avvicina molto al cannellone come lo conosciamo noi, anche se in realtà si tratta di un grosso pacchero pre lessato, farcito con  carne e tartufi, terminato di cuocere in un sugo di carne.
Poi ho trovato una vera chicca**, gradevole da leggere, dove addirittura si parla di chi li ha realmente creati e dove, ma è una storia un po’ lunga, quindi vi lascio prima la ricetta che ho fatto io, seguendo un po’ i gusti di famiglia, e poi se vi va e siete curiosi avrete una bella storia, che non so se sia vera o no, ma è piacevolissima!!!



CANNELLONI AL FORNO

Per la pasta:
3 uova
300 g di farina debole

Per il ripieno:
150 g di mortadella
400 g di ricotta fresca
150 g di Parmigiano Reggiano grattugiato
1 uovo
200 g di spinaci lessati e strizzati
sale
pepe
noce moscata

Per il condimento:

Parmigiano Reggiano grattugiato

Per la besciamella lenta:

500 ml di latte fresco intero
40 g di burro
30 g di farina
sale
noce moscata
 
Fate fondere il burro a fuoco basso. Versate la farina, mescolate fino ad ottenere una crema liscia. Appena il composto accenna a schiumare (non deve prendere colore), versate 3/4  del latte. Raggiunta l’ebollizione, quando il composto comincia ad ispessirsi aggiungete il resto del latte, salate e pepate e aggiungete una grattugiata di noce moscata. Mescolate senza fermarvi. Tempo di cottura circa 15 minuti.
Dopo aver impastato e lavorato l’impasto di uova e farina, stendete la sfoglia sottile. Tagliate dei quadrati di circa 10 cm per lato.


Preparate il ripieno, mescolando l’uovo, la ricotta, il Parmigiano Reggiano, la mortadella tritata finemente, gli spinaci, il sale, il pepe e la noce moscata. Inserite tutto in una sac-à-poche.
Sbollentate pochi secondi in acqua leggermente salata i quadrati di sfoglia, stendeteli su un canovaccio di cotone.





Farcite da un lato i cannelloni, lasciando un paio di centimetri liberi, per aiutarvi nella chiusura. Arrotolate i cannelloni senza pressare.
Velate il fondo di una pirofila con la besciamella, sistemate i cannelloni uno di fianco all’altro e coprite con altra besciamella, fate un bello strato di ragù e spolverate con il Parmigiano. Gratinate in forno per circa 15 minuti a 180°C.

Serviteli caldi e buon appetito.



Alle ore tredici di un
giorno di agosto del 1924, quando il sole spaccava le pietre e tutto il paese
sembrava assopito in un’immensa colata di luce abbagliante che il riflesso del
mare trasformava in una nebbiolina evanescente, improvvisamente le campane della
chiesa del convento, fondato da San Francesco nel 1222, cominciarono a suonare
a  distesa, come nel giorno di Pasqua, al
momento della Resurrezione. Amalfi si scosse di colpo. Quale bella notizia
recava quel suono gioioso? Chi era per strada si voltò a guardare la torre del
campanile del convento come se dagli archi, oltre al dondolare del battaglio
contro la campana, dovesse venir fuori anche il motivo di quel richiamo
festoso. I sagrestani del Duomo, di San Biagio e dello Spirito Santo credettero
a un evento straordinario e, senza nemmeno chiedersi la ragione di
quell’inatteso scampanio solenne, corsero anch’essi a suonare. Ormai era
diventato un giorno di festa. Ma che festa? Dai balconi la gente se lo
chiedeva, ma nessuno sapeva rispondere. Si vedevano preti trafelati e
inconsapevoli correre alle loro chiese per conoscere la lieta novella.
L’annuncio di un concilio? La nomina di un vescovo? Solo al vecchio convento
sapevano. La chiesa del convento è rimasta tale e quale com’era, come
la volle il poverello d’Assisi, che ad Amalfi restò due anni col suo compagno
fra’ Bernardo di Chiaravalle. Edificò il convento per l’abitazione dei monaci e
un chiostro bellissimo. Poi ci furono le varie espropriazioni e, in seguito al
concordato di Terracina, dei 1818, tra i Borboni e la Chiesa, il convento cessò
come casa religiosa e passò in proprietà alla parrocchia di Santa Maria Assunta
della frazione Pastena di Amalfi. Ed è tuttora di sua esclusiva proprietà,
nonostante le cause intentate dai frati conventuali.La parrocchia dette il
convento in affitto alla famiglia Barbaro con l’obbligo della cura della chiesa
annessa: messa alla domenica, funzioni religiose secondo le regole episcopali,
il rosario all’ora dei vespri, la nomina di un cappellano, tutto come se ci
fossero ancora i frati. I Barbaro, gente devota, hanno mantenuto sempre fede ai
patti. Del convento, prima fecero una locanda, poi un albergo, l’Hòtel Luna.
Ancora oggi, dopo più di un secolo e mezzo, locatore e affittuario non sono
cambiati. L’albergo, che ha anche un’ala nuova modernissima, conserva nella
parte vecchia l’antica struttura. Le celle, hanno le
stesse porte di legno di allora, con i piccoli battenti e il finestrino a grata
per vedere chi bussa; la chiave della serratura è la medesima di un tempo: di
ferro, lunga, nera e rozza. Le camere sono monacali nel senso più stretto della
parola, allineate su due piani: uno a livello del chiostro, l’altro sotto.
Alla sera e alla notte solo una luce molto fioca e schermata consente di
orientarsi in quella semioscurità quieta e mistica. Un silenzio fatto di pace e
di solitudine sembra scendere dal cielo: quando è stellato e c’è la luna piena,
le bifore del porticato appaiono maestose e insieme lontane mille anni dal rumore
e dalla violenza delle città, suscitando un bisogno di bene e talvolta, in
quella beatitudine, un senso di rimorso. Ma anche passioni d’amore così forti
da sembrare irripetibili. Un vero incantesimo. I forestieri ne restano rapiti,
muovendosi con circospezione, come se appartenessero a un ordine religioso.
Incontrandosi si salutano con inchini appena accennati, parlano bisbigliando,
chiudono le porte con delicatezza da certosino. I servizi, i bagni, il
guardaroba sono ricavati nella cella attigua così che, se prima, ai due lati
del chiostro c’erano ventiquattro monaci in ventiquattro celle, oggi ci sono
dodici celle sopra e dodici al piano inferiore. L’arredamento rispetta la
tradizione: nelle celle tutto è rimasto povero ma pacatamente elegante: dov’era
il giaciglio con ai due l’inginocchiatoio e la sedia, c’è un letto più ampio
che va quasi da un muro all’altro, lindo e molto sobrio, se così può dirsi. Ai
due piedi due poltroncine e, contro la parete, un tavolinetto cosiddetto
“fratino”. Da un finestra piccola con le 
imposte dipinte in
verde, si vede un mare immenso, da Capo d’Orso a Capri, il golfo di Salerno e
il golfo di Napoli, i Faraglioni e nelle giornate chiare e splendenti perfino
la Sardegna, dicono i marinai. Certo i monaci sapevano vivere e San Francesco
sapeva scegliere i luoghi dei conventi. Ma torniamo alle campane. Amalfi è
tutta spalancata sul mare, cinta e chiusa alle spalle da una catena di monti
che ai tempi del suo splendore repubblicano ne taceva una fortezza imprendibile
da parte dei corsari nelle loro varie incursioni. A una estremità del paese,
quella di destra, con la torre saracena, c’è l’Hòtel Luna; mentre all’estremità
sinistra, posto in alto c’è il famoso Cappuccini, l’albergo ultrasecolare di
fama mondiale. Convento anch’esso, con chiostro e celle, un lungo viale con
colonnato a reggere il pergolato che fa da tetto con le foglie delle viti e,
nella stagione giusta, i grappoli d’uva. Ai bordi, rampicanti di bouganvillee e
gerani. Qui i monaci cappuccini, passeggiando, recitavano preghiere, leggevano
il breviario e ringraziavano il Signore per quella vita serafica e piacevole.
Anche il Cappuccini, dal 1826, fu dato alla famiglia Vozzi, che ancora oggi ne
ha mantenuto lo stile. La sala da pranzo è il vecchio refettorio, e all’ora dei
pasti suona la vecchia campanella dei frati. E’ sospeso sul mare, in una grande
cornice verde, in mezzo ad un bosco rigoglioso, fra aranceti, rose e aiuole di
begonie. Fino a pochi anni fa, prima che vi fossero istallati gli ascensori, vi
si accedeva da una rampa pedonale dove le persone anziane salivano in
portantina. E qui comincia lo `spettacolo. L’ultimo dei Vozzi – don Alfredo – un
uomo alto, magro, biondo ancora in tarda età, dal portamento signorile, vestito
con una eleganza sobria e un po’ négligée, pieno di charme, poliglotta,
somigliante per pietà a Lawrence d’Arabia e per metà al Kaiser, era amico di
re, di poeti, di scienziati e di artisti. Oggi si direbbe un gran manager:
niente affatto, solo uno stravagante padrone di casa, pieno di fascino. Tale
era la simpatia che ispirava che, per un Capodanno, si dettero convegno quattro
re che aspettarono la mezzanotte del 31 dicembre insieme a Salvatore Di Giacomo
e Guglielmo Marconi, questi ultimi ospiti abituali di don Alfredo. Una reggia e
un’accademia di arte e di scienza? Tutt’altro. Solo una casa di amici. Don
Alfredo aveva qualche disturbo di vecchiaia, ma essendo sempre stato una
quercia, insofferente del più piccolo fastidio, era diventato nevrastenico. Si
considerava malato, ma non lo era.  Una
civetteria da vecchio signore. Passava molte ore a letto e quando si alzava
sedeva sotto il pergolato a ricevere gli ospiti. Fumava rabbiosamente sigari
toscani, ma  più  che
fumare, dopo  averli  accesi, li
stritolava  coi denti e li buttava
via. Per oltre trent’anni non era mai sceso in paese. Per gli amalfitani era un
mito. Aveva molte stranezze: ogni sera mandava al capitano del piroscafo che
faceva servizio per Napoli, un dolce o un altro piatto squisito perché, al
mattino alle sette, alla partenza del vapore, non suonasse la sirena che
avrebbe svegliato i clienti. Una piccola innocente corruzione e una riguardosa
attenzione. Quando invitava qualcuno a colazione a un certo punto, stufo di una
pietanza, diceva: “basta”. Ed esigeva che anche il commensale
smettesse. Per sé non voleva il cambio dei piatti, ma mangiava le varie
pietanze in un piatto solo, ammonendo ogni volta il cameriere: “Alla
borbonica”. Cosa c’entravano i Barboni non si sa. Come se quella dinastia
avesse avuto la stessa strana abitudine. Non usava il coltello, ma uri
temperino che teneva in tasca. Fisime e nevrastenie messe insieme. Però quando
vedeva che, dalle rampe, salivano a piedi o in portantina “nuovi
arrivi”, si rinvigoriva e, pur facendosi sorreggere (per modo di dire) dai
due fedeli facchini – Andrea Torre e Giuseppe Dipino – si metteva in cima alle
scale a ricevere gli ospiti. Qui cominciava la grande scena. Bello, dritto e
solenne, scortato dai due inservienti in tenuta turchina, don Alfredo, con uno
scialletto viola sulle spalle, accoglieva i forestieri. Dopo aver accennato un
inchino, diceva: “Un vecchio infermo si alza dal proprio letto per dirvi
bene arrivati ai Cappuccini”. A quelle magiche parole, l’amore scoppiava
improvviso e i clienti, anziché un giorno, rimanevano mesi e tornavano negli
anni seguenti. Altro che “pubbliche relazioni”: questo era cuore e
intelligenza. E la storia della campana? Finalmente ci siamo arrivati. I
rapporti tra i due alberghi – l’Hòtel Luna e l’Hòtel Cappuccini – erano di
reciproco rispetto e di cavalleresca lealtà. Tutte e due le
“dinastie” alberghiere – i Barbaro del Luna e i Vozzi dei Cappuccini
– avevano mantenuto una regola a cui non vennero mai meno. Quando la cucina di
uno dei due alberghi inventava un piatto nuovo, il primo assaggio e il giudizio
spettavano all’altro. Così avvenne quel giorno dell’agosto 1924. Lo chef,
Salvatore Coletta, dopo vari esperimenti mantenuti segreti, approntò un piatto
che presentò personalmente a don Alfredo. Vi aveva lavorato per mesi e gli aveva
dato anche un nome: cannelloni. Allineati nel piatto di portata, avevano un
profumo sublime e colori vivaci. Don Alfredo ne assaggiò uno, sgranò gli occhi
e disse solo: “Bravo, Salvatore, per me è una cosa divina. Occorre però il
giudizio dell’Hòtel luna. Mandateli subito a don Andrea Barbaro”. Il messo partì di volata. Don Andrea, comunemente chiamato “il padrone della
Luna”, era un celebre buongustaio: pesava centotrenta chili. Assaggiò,
dette un urlo, spazzò via tutto il piatto voracemente e alzatosi, col
tovagliolo ancora appuntato al collo, detto ordine di suonare a gloria le
campane della chiesa del convento. Per lui l’invenzione dei cannelloni era un
evento straordinario da festeggiare, una grande conquista culinaria degna di
essere comunicata al popolo. Il sagrestano lo guardò timido. Enorme, con voce
perentoria, don Andrea non volle saper storie: “Corri.’ disse “fai
presto, non fare il fesso. Lo sai che oggi è nato un grande piatto?”. Il
brav’uomo obbedì. Don Andrea era esultante come la notte di Natale per la
nascita del Bambino Gesù. Lo scampanio improvviso giunse ai Cappuccini. Don
Alfredo notò sulla terrazza dell’Hotel Luna uno strano sventolio. Prese il
binocolo e vide: era tutto il personale del Luna che taceva festa sventolando i
tovaglioli. L’onore delle armi al concorrente vincitore. Intanto tutte le
campane di Amalfi continuavano a suonare. Certo, dopo l’invenzione delle
bussola quella dei cannelloni è l’altro vanto della città. A Londra, a New
York, nel mondo li mangiano ma non ne conoscono la storia, forse nemmeno in
Italia. Salvatore Coletta resta un signore sconosciuto che non c’è più. Dio
l’abbia in gloria.”.