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martedì 12 maggio 2015

SPAGHETTI AL POMODORO CON I SUOI “PETALI”, EMULSIONE DI CAPPERI E BOTTARGA DI MUGGINE



                    



                                 Scroll down for English version
 
Credo, e spero di non dire un’idiozia, che nelle scuole Alberghiere o anche in quelle di cucina amatoriali una delle ricette assolutamente da insegnare tra le prime basi in assoluto ci debba stare di buon diritto la pasta al pomodoro. Che sembra facile.. ma secondo me se non la si è mai fatta non è così semplice come può sembrare.
Premetto che io amo alla follia la pasta e col pomodoro trovo sia la migliore.
Devo dire che non ci sto tanto a pensare su cosa abbinare al pomodoro, perché io l’ho sempre mangiato e continuo a farlo…in insalata, con la pasta, e ora che da noi è iniziata già la bella stagione del sole i pomodori di ogni sorta a casa mia non mancano mai…. Non so se faccio bene o no, ma direi che li consumo in un modo o nell’altro quasi quotidianamente!!!
Amo i pomodori in insalata con il pesce, la carne , formaggi e mozzarella e appena arriva il caldo faccio la mia personalissima versione di “crudaiola” …. Spesso quando invito amici a cena li propongo come contorno confit, o gratinati.. ma anche secchi con delle scaglie di formaggio, olio extra vergine di oliva e origano o basilico…insomma…. Sono decisamente al 100% una “tomato addicted” sin da quando ero bambina e credetemi o no…ho ancora ben presente nella memoria delle mie papille gustative il pomodoro che faceva mia nonna per condire la pasta tornati dal mare…mai più riusciti a riprodurlo un condimento così.. ma credo che l’ingrediente segreto fosse proprio la mia nonna e con quanta passione preparava quel sugo! 


Per la questa ricetta  di spaghetti al pomodoro  mi sono affidata all’utilizzo totale del pomodoro, utilizzando anche le bucce dei pomodori stessi dopo averli sbollentati, le ho fritte velocemente, per avere quella nota croccante nel piatto…. E ho abbinato il tutto alla Bottarga di Muggine, regalo di una bellissima e calorosissima regione Italiana che è la Sardegna… la bottarga di Muggine,  che regala a questo mio piatto quella nota che rende la mia ricetta preziosa insieme ad una leggera emulsione di ottimo olio extra vergine di oliva Pugliese e capperi di Pantelleria.



SPAGHETTI AL POMODORO CON I SUOI “PETALI”, EMULSIONE DI CAPPERI E BOTTARGA DI MUGGINE 


150 g di spaghetti (De Cecco n.)
12 pomodori Piccadilly
1 spicchio grande di aglio rosso di Nubia
2 cucchiai di olio extra vergine di oliva
Bottarga di Muggine sarda
Sale
Pepe nero
Timo fresco
2 cucchiai di olio extra vergine di oliva
1 cucchiaio di capperi dissalati
Olio di mais per friggere

Lavate e mondate i pomodori, sul fondo di ognuno incidete a croce e sbollentateli 4-5 minuti in acqua bollente. Eliminate le bucce, avendo cura di conservarle su un foglio di carta da cucina e tamponatele con un altro pezzo di carta da cucina.
In un pentolino versate dell’olio di mais e portatelo a temperatura, friggete le bucce di pomodoro e poggiateli su carta assorbente da cucina e mettete da parte.
Con un frullatore ad immersione emulsionate2  cucchiai di olio extra vergine di olive con i capperi.
Nel frattempo mettete sul fuoco l’acqua per la cottura della pasta.
In una padella mettete l’olio extra vergine di oliva (2 cucchiai) e rosolate lo spicchio di aglio con qualche rametto di timo fresco e una macinata fresca di pepe nero.
Aggiungete i pomodori “pelati” 2 dopo un 3-4 minuti schiacciateli (preservandone due per la presentazione finale del piatto), eliminate i rametti di timo e lo spicchio di aglio, mescolate e dopo 5 minuti spegnete il fuoco. Appena l’acqua della pasta bolle salatela e versate gli spaghetti.
Teneteli molto al dente, e riaccendete il fuoco sotto alla padella con i pomodori, con un forchettone passate gli spaghetti direttamente dalla pentola di cottura alla padella mescolate e saltate il tutto per un minuto.
Con un pennello da cucina spennellate l’emulsione di olio e capperi sul fondo di due piatti, raccogliete con un forchettone gli spaghetti e posizionateli al centro, rifinite con i “petali” di pomodoro , spolverate la bottarga di muggine e qualche fogliolina di timo fresco e buon appetito.






N.B. Per il sale assaggiate, perchè abbiao la bottarga e i capperi ...quindi secondo me a sempre assaggiato tutto man mano che si prepara.

English version
 
In the following recipe I put all the Mediterranean flavors..using very good tomatoes from Sicily, extra virgin olive oil from Puglia, Mullet roe from Sardinia, capers from Pantelleria Island and above all ...our Italian Pasta! 
So enjoy the recipe... and have a great day!
 

SPAGHETTI WITH TOMATOES, TAMATOES "PETALS" AND MULLET ROE
6 oz  of spaghetti (De Cecco n.12)
12 Piccadilly tomatoes
1 large clove garlic
2 Tbsp  extra virgin olive oil
Grated mullet  roe (“bottarga” di Muggine from Sardinia)
Salt
Black pepper
Fresh thyme
2 Tbsp extra virgin olive oil
1 Tbsp  capers
Corn oil for frying

Wash and clean the tomatoes  and on the bottom of each carve crosswise and boil 4-5 minutes in boiling water. Eliminate the skins, taking care to keep them on a sheet of kitchen paper and dab with another piece of kitchen paper.
In a saucepan pour corno il  and bring to temperature for frying, fry the tomato skins and put  on paper towels and set aside.
With an immersion blender emulsified  2 spoons of  extra virgin olives with capers.
Meanwhile, bring water to a boil for cooking spaghetti.
In a pan put the extra virgin olive oil (2 tablespoons) and fry  the garlic with a few sprigs of fresh thyme and black pepper.
Add the tomatoes  and  after a 3-4 minute crush them (preserving two for the final presentation of the dish), remove the sprigs of thyme and the garlic, stir and after 5 minutes turn off the heat. Once the pasta water boils add salt and pour the spaghetti.
Cook them till two minutes before the suggested tie written on the package.
Turn on the heat under the pan with the tomatoes with a fork  pour the spaghetti directly from the cooking pot to the pan(without water of course) and combine stirring for a minute.
Brush the emulsion of oil and capers on the bottom of two dishes, pick up with a fork spaghetti and place them in the center, decorte with the fried tomatoes  "petals", sprinkle the mullet roe and  few leaves of fresh thyme and enjoy your meal.

mercoledì 18 febbraio 2015

SEADAS o SEBADAS e FILINDEU, per la terza parte del BLOGTOUR SARDEGNA 2014



                 

E siamo giunti alla fine del Blogtour Sardegna 2014 "Sardegna sconosciuta" , ed è finito in una maniera oserei dire col “botto”..perchè siamo state ospiti del ristorante “Canne al Vento” di Genoveffa Piras a Nuoro, ormai un’istituzione per quello che riguarda la cucina locale e tradizionale.


Prima di degustare un pranzo che ci ha regalato ancora sapori e profumi della Sardegna, però, abbiamo avuto un’immensa fortuna nel poter imparare a fare i Filindeu, una pasta sottilissima e lunga, fatta interamente a mano, che ormai solo poche donne ancora sanno fare, ricetta che si tramanda da madre in figlia di generazione in generazione.
Benchè noi si sia fatta la prova con successo di tirare l’impasto fino a formare fili sottili come quelli del lino da cucire, il trucco sta tutto nelle dosi dell’impasto e nel riposo stesso!!! Lo so è paradossale ma è più facile formare i Filindeu che beccare la giusta elasticità dell’impasto che altro non è che farina di semola rimacinata, acqua e un pizzico di sale!
E regalo a voi quello che la signora  Raffaella ci ha donato mentre ci mostrava come si fanno i “Filindeu”:

la storia e la leggenda sul Filindeu
“Si narra, infatti, che se qualche visitatore rifiuta di assaggiare la minestra, San Francesco si offenda! Si racconta che una sposa Nuorese, recatasi alla festa , non solo non volle assaggiare il Filindeu benedetto, ma lo derise con aria schifata. Al suo ritorno a Nuoro, cadde da cavallo e precipitò nel dirupo che prese poi il suo nome “il dirupo della sposa” …

Una minestra squisita da assaporare in  ogni occasione conviviale, ma anche un cibo rituale offerto dai priori in occasione della festa di San Francesco di Lula.

Anche Grazia Deledda, nel libro “Tradizioni popolari di Nuoro” ricorda come i Filindeu siano anticamente preparati in occasione della festa.

In quel giorno nel locale apposito, viene servito il pranzo che consiste in carne e filindeu conditi con formaggio fresco ottenendo una minestra densa e squisita.

Nelle cucine Nuoresi, ormai pochissime, il Filindeu viene confezionato con una tecnica sopraffina, impastando come materia prima la semola di grano duro con acqua e sale. Una volta ottenuto l’impasto le donne iniziano a lavorare con energia la pasta, che tende a mano a mano ad allungarsi in fili sottilissimi, quasi invisibili, disposti sopra un fondo di asfodelo di forma circolare componendo tre strati incrociati tra loro. Viene fatta asciugare al sole, in modo che la pasta una volta asciutta si stacchi da sola formando rigidi e sottili fogli, un bellissimo “merletto” ..anche da vedere.. “


Genoveffa, la simpaticissima ed esuberante proprietaria del ristorante “Canne al vento  ci ha cotto i Filindeu, preparati sempre da Raffaella, in un brodo di manzo e pecora con il classico formaggio fresco a sciogliersi e a filare mentre lo gustavamo!
Oltre a della favolosa e freschissima ricotta di pecora Genoveffa ci ha preparato una verdura selvatica, che ha raccolto nei campo proprio per noi, saltata in padella con la pancetta ed è stata un'altra cosa di questa Sardegna "sconosciuta" che non potrò dimenticare!


A conclusione del pranzo abbiamo anche mangiato con gusto le Sebadas, preparate da Irene e Genoveffa stessa, che ci avevano insegnato a prepararle, partendo dall’impasto, alla preparazione sul fuoco del “casu Furriau o Urriau”.

Questo magnifico viaggio finisce qui, ma in realtà mi porterò sempre impressi i profumi, i sapori e la magnifica ospitalità che la Sardegna ci ha riservato… e quindi ringrazio ancora tutti coloro che ci hanno permesso di vivere questa indimenticabile esperienza a cominciare da Aifb, dalle Camere di Commercio di Cagliari nella persona di Giuseppina, a quella di Nuoro nelle persone di Roberto e Alessia….e tutti gli chef, imprenditori e amici che ci hanno regalato tanto sapere e allegria. 

 GRAZIE!!!



SEADAS o SEBADAS di Genoveffa e Irene del Ristorante “Canne al Vento” di Nuoro
 Per l’impasto
500 g di farina di grano tenero
1 uovo
100  g di strutto
Acqua qb
1 pizzico di sale

Per il ripieno
300-400 g  di Casu Furriau o Urriau (Peretta fresca)
scorza grattugiata di 1 limone

Per friggere
Olio di semi di mais
Per servire
Miele (di corbezzolo)

Impastate la farina con l’uovo, aggiungete lo strutto e se serve un po’ di acqua, bisogna ottenere un impasto omogeneo e liscio. Fate riposare coperto a campana.
Nel frattempo in un tegame di acciaio mettete il formaggio a fondere. Mescolate regolarmente per non farlo attaccare al fondo del tegame e cuocete per una ventina di minuti, il formaggio perderà la sua acqua.
Mescolate la scorza grattugiata di limone e rovesciatelo su un piano da lavoro e stendetelo,  con un coppa pasta tagliatelo in tanti cerchi.
Mettete in un tegame l’olio di semi (deve essere una frittura in olio profondo, quindi non troppo grande) e intanto stendete l’impasto delle Seadas ad uno spessore di 3-4 mm in strisce, poggiate i cerchi di formaggio e ricoprite con un'altra striscia di impasto, pressate e sigillate bene i bordi e rifinite con una rotella dentata.
Quando l’olio è pronto iniziate a friggere le Seadas, devono raggiungere il colore dorato chiaro, coprite con il miele o se non lo gradite con zucchero a velo e servite calde….. e buon appetito.